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Un libro per conoscersi e conoscere le leggi della vita.....  
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Alpa Shungoloma

“Parte Seconda -Mare dell' Eden - Galapagos”

da pp. 98-100 e pag. 103

(...) Immerso in questi pensieri stavamo risalendo un pendio verso il promontorio di cactus, tra una sterpaglia arida e qualche cespuglio di ficus .

Le rocce a picco erano dipinte dal «guano» degli uccelli marini che svolazzavano senza sosta dall'acqua alla costa...

E tutto intorno il paesaggio dell'arcipelago tra isolette e grossi scogli, punti d'approdo di numerosi uccelli... Guardavo 1'orizzonte a trecento sessanta gradi, la giornata limpida, il mare calmo e il brulichio della vita. Patrizia si avvicinò finalmente sorridente e disse:

“Cosa stai pensando dottore?”.

“Riflettevo...” risposi.

“Paesaggio stupendo da questo piccolo promontorio...”.

“Sto sentendo la bellezza della natura, quasi ad inebriarmi...”.

“La bellezza...”, rispose lei intenerita dal mio sguardo perso verso 1'ultimo orizzonte.

“Pensavo a quest'opera d'arte che la vita sta compiendo su quest'isole...”, risposi.

“Esistono posti più belli di questo sulla terra?”.

“Può darsi. Certamente. Ogni luogo, anche il più desolato, può contenere una bellezza...”.

“Cos'è per te bello?”

“Tutto quello che contiene una sua originalità, ed emana un'energia...”, risposi. “

Spesso mi chiedo il perché della ricerca della bellezza che 1'Uomo fa costantemente, mentre deturpa quella della natura…”, riprese lei. (….)

“Esistono tanti motivi... Molti sono d'ascrivere all'avidità dell'Uomo... Comunque vorrei farti riflettere (se permetti) su due aspetti della bellezza...”.

Sedemmo su una pietra levigata, quasi una panchina naturale di fronte alle isolette di «Las Plazas», che sapevo avremmo visitato nel pomeriggio o l'indomani.

“... Qui siamo di fronte ad una bellezza estetica, naturale... Noi percepiamo quest'opera d'arte, ma non ne siamo gli artefici...”, ripresi.

“Chi sono gli artefici...”, ribatte lei sollecitando il discorso.

“Per artefici primari indico i vulcani, che con il loro magma caldo hanno disegnato queste isole... E poi tutti gli agenti naturali: mare, sole, vento, pioggia, vegetali, animali... Loro sono gli artisti che stanno compiendo quest'opera d'arte...”, continuai.

“E noi, gli umani, non stiamo forse disturbando questo ecosistema in evoluzione, se non proprio deturpandolo?”, rispose lei.

“Vedi noi non possiamo arrogarci nessun merito di questa bellezza estetica della natura... Forse le piante, i granchi, le iguane, gli uccelli marini, le otarie, i pesci e tutti gli altri esseri viventi che popolano l'arcipelago se potessero comunicare con il nostro linguaggio ci direbbero della tensione e dell'energie che stanno impiegando per costruire questa bellezza... Loro non vedono quello che percepiamo noi, sono in movimento ed in armonia con l'habitat naturale: vivono, muoiono, rinascono. Loro sono nella bellezza prima della natura...”, continuai.

“Dicevi che volevi farmi riflettere su quell'altro tipo di bellezza...”, rispose Patrizia.

 

”Proprio cosi... Quest'ultime riflessioni mi consentono di passare alla differenza tra una bellezza che abbiamo definito «estetica» ed un'altra che possiamo dire «estatica»...La bellezza «estatica», che prima avevo definito di quest'ecosistema impropriamente, è propria dell'uomo nella sua capacità di trasformazione, di movimento, di sintesi dei vari componenti della materia...”, ripresi.

“Non comprendo cosa vuoi dire!”, disse lei.

“L'Uomo riesce a creare una bellezza, che possiamo definire estatica (o Bellezza Seconda), attraverso l'arte... Soltanto i veri artisti riescono a creare dei campi di energia nuova, trasformano la materia inerte e creano bellezza...”, ripresi.

“Comincio a comprendere, parli di una bellezza costruita attraverso l'arte?”, rispose Patrizia.

“Non solo... L'opera d'arte è un campo in cui l'essere umano può trasformare elementi della materia (organica ed inorganica) per creare bellezza...”, continuai.

 

Mentre osservavamo le iguane, intente a mordicchiare un fico di cactus, partecipando insieme a gli altri del gruppo a un safari fotografico, Patrizia ritornò al discorso del mattino sul concetto di bellezza.

“... Queste isole sono belle perché originali e racchiudono un'energia creativa... E' cosi? ”, introdusse il discorso Patrizia.

“Stamane ho definito «estatica» la percezione degli esseri viventi che abitano nelle isole... Non mi sono spiegato, volevo dire: loro costruiscono questa «opera d'arte naturale» seguendo il determinismo delle specie... Non hanno molti spazi di libertà, seguono le leggi della natura...” risposi.

“Ebbene, cosa vuoi dire?”, replicò.

“Per « bellezza estatica» dobbiamo intendere la creazione di qualcosa «che e fuori dai propri sensi» (è questa l'etimologia dell'aggettivo greco estatico)...” continuai.

“Quindi vuoi dire che gli animali non possono percepire l'estasi ed è per questo che non possono creare nessuna bellezza estatica! E' cosi?”, rispose.

“La capacità di percepire l'estasi, e quindi la creazione di una «bellezza estatica», dobbiamo ascriverla all'umano, in quanto soltanto l'uomo è dotato di una maggiore libertà e con questa può tentare di oltrepassare le leggi del determinismo, o quanto meno aggirarle, fonderle, usarle per modificare e creare qualcosa di nuovo... Questa estatica è la «Bellezza Seconda», creazione umana nei vari campi della Vita, la chiamiamo cosi per distinguerla da quella naturale «Bellezza Prima»...”, aggiunsi. (...)

 

Continua...

 

 
 
 
 
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